venerdì 30 marzo 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES


Intervista a Federico Fiumani (Diaframma)

Primo giro di giostra per la panoramica filobluesista in compagnia di Federico Fiumani. Chitarrista, cantautore, new-waver (fieramente) tricolore, ma soprattutto leader e cantante storico dei Diaframma. Lo abbiamo incontrato in occasione del loro ultimo concerto all'Istanbul Café; a lui l'onore di inaugurare le nostre prime dieci fermate…

1) Qual è il peccato peggiore per un musicista?
Suonare per soldi.

2) Che cosa ti fa ridere?
Io mi faccio ridere abbastanza. Sono un buon motivo di ilarità.

3) Associa tre brani a tre stati d'animo.
“Nessuno mi ama” di Paolo Conte la legherei senz’altro alla malinconia. Alla passione amorosa sicuramente un vecchio pezzo degli anni Quaranta, “Ma l’amore no” (scritta da Michele Galdieri e Giovanni D'Anzi, incisa da Lina Termini nel 1943, ndr.). Per il resto, io riesco solo a concepire canzoni d’amore, quindi assocerei ancora una passione del passato al brano “Legata a un granello di sabbia” di Nico Fidenco.

4) In che cosa credi?
Credo in una sorta di giustizia che è insita nella capacità che ha la gente di rinnovarsi, di vivere, di reinventare. In una parola, nell’istinto vitale che prevale sempre su tutto, cioè nella capacità di trovare sempre e comunque motivi per vivere anche quando non sembrano poi moltissimi.

5) Chi è il musicista più significativo di sempre?
John Lennon.

6) Che cosa ti fa più paura?
Il dolore, la sofferenza fisica e morale, la morte.

7) La musica svolge un ruolo sociale?
Non direttamente. Sicuramente la musica, come l’arte in genere, aiuta a vivere meglio. Difficile immaginare il mondo senza, dunque difficile in questo senso non riconoscerne un merito sociale.

8) Qual è il tuo ricordo musicale più vecchio?
Credo “Azzurro” di Celentano e il suono che usciva fuori da quel 45giri. Avevo all’incirca sette, otto anni.

9) Qual è il rumore che ti disturba di più?
I miei vicini di casa la domenica mattina e le moto molto rombanti.

10) Cosa non vorresti mai sentire alla radio o vedere in televisione?
Non ascolto la radio e non ho nemmeno più la televisione, quindi non saprei rispondere a questa domanda.

Gianpaolo D'Errico

lunedì 26 marzo 2012

Stormy Monday #1


Il pigro avvio di una bella stagione
(19-25marzo 2012)

Primo weekend di primavera segnato dalla finale regionale di Italia Wave 2012, sabato sera alle Cantelmo di Lecce. Al solito, occasione per tastare il polso alle realtà emergenti delle Puglie a quasi un anno da quell’Italia Wave made in Salento che ha diviso non poco organizzatori e pubblico. Otto le band che si sono esibite nel corso della serata e che hanno dovuto lottare con l’acustica non proprio eccellente delle Officine.
Esatto, è il caso di scaricare magnanimi dalle spalle degli emergenti parte del fardello di una serata musicalmente dimenticabile ed emotivamente fredda: non proprio quanto ci si aspetterebbe da una truppa di giovani musicisti che dovrebbe rappresentare il meglio sulla piazza.
Così tra baccanali poco convinti ammiccanti al punk (si salvano forse gli impetuosi Malanga & Baby Blue), cenni folk e testi social-imbarazzanti, la spuntano alla fine i leccesi Uro (Pierluigi Sabato, basso; Jory Stifani, chitarra; Alberto Scarpello, batteria), effettivamente gli unici ad aver regalato qualche breve suggestione grazie a un post-rock non certo rivoluzionario ma coinvolgente, complesso e in continua metamorfosi. Resta da vedere se i tre riusciranno a imporsi anche su scala nazionale con una concorrenza ben più sostanziosa.
Nel frattempo forse bisogna cercare altrove la “Puglia migliore”. Forse nel jazz avveniristico di Giorgio Distante: il trombettista di Cisternino ha presentato al Corto Maltese leccese il nuovo progetto “RAV” che approfondisce il rapporto tra lo strumento e le tecniche elettroniche, allacciandosi a una lunga tradizione che parte da Jon Hassell e che arriva ai Duemila nelle variazioni sul tema scandinave di Nils Petter Molvær e Arve Henriksen.
Di assoluto rilievo anche l’iniziativa Artisti PerBene, organizzata da Simone Franco e Stefania Negro, che lunedì 19 ha presentato al Teatro Paisiello (gratuitamente) un evento omaggio a tre grandissimi poeti di cui ricorrono i rispettivi anniversari della morte: Carmelo Bene, Dino Campana, Walt Whitman. Una serata affascinante  all’insegna dell’arte multidisciplinare che ha visto la partecipazione di numerosi musicisti di primo livello (tutti a titolo gratuito): Enza Pagliara, Gianluca Milanese, Claudio Prima, Roberto Gagliardi, Salvatore Casaluce, Mauro Tre, Emanuele Coluccia e Pierpaolo Leo, che ha portato con sé le sue onde martenot.
Tutto ciò mentre Erica Mou, fresca di incensatura sanremese, è partita in tour (il 22) proprio dalla sua Bisceglie, spiegando alla stampa la decisione con toni da locandina elettorale (“Una scelta d’amore per la città”). L’interessante evento promosso da Rockit, Maledetta Primavera, ha raggiunto pure il Salento: all’Arci Rubik di Guagnano (performance dei Kyle) e al Sum – km97, con il personalissimo progetto Ensumble.
La Puglia ha inaugurato in questo modo la bella stagione, in attesa di scoprire se la canicola targata 2012 sarà in grado di bissare i fermenti musicali dell’annata precedente.
Roberto Rizzo

venerdì 23 marzo 2012

Osservando musica e salento

(manifesto filo-bluesista)

Sorvolando sul concetto di panorama sonoro, il panorama mediatico di cui facciamo parte è affollato da regioni che suonano, non luoghi che (non) suonano, musicisti provenienti da regioni che finiscono nei titoli dei loro dischi, festival che si connotano per i luoghi in cui si celebrano o per i luoghi che celebrano, e tante altre amenità associative di note e (de)limitazioni geografiche su cui non ci dilunghiamo.
Nonostante siamo convinti che, qui come altrove, associare un territorio a dei suoni rifletta – a seconda dei casi – una precisa volontà di egemonia politico-culturale, il retaggio di un passato sonoro di cui si sa ben poco, un bisogno di esotismo musicale, la scarsità di argomenti in mano a pigri comunicatori, e solo di rado un’operazione culturale con qualche significato, abbiamo scelto di connotare geograficamente il lavoro di questo blog.
E non perché siamo convinti che la terra salentina si sappia esprimere musicalmente meglio e più delle altre, ma solo perché anche un disco di Anna Calvi, ascoltato tra pareti di pietra leccese, suona diversamente che in un club di Soho, e ha effetti diversi sulle persone che lo stanno a sentire. Oltre che della musica in quanto tale, è di questi effetti che vorremmo parlare. Del contributo dato dalla musica alla crescita culturale di una terra e alla vita dei suoi abitanti.
Troppo spesso ciò che si legge di musicale si presenta come calco o riciclato di comunicati stampa pieni zeppi di luoghi comuni (non solo quelli, e non solo comuni). Per uno strano scherzo del destino, più la musica diventa popolare o pop, più se ne parla in termini scialbi, miopi, scipiti e miagolanti, e di questo i giornalisti sono di gran lunga i responsabili.
Eppure è lì che si perdono le occasioni migliori. Osservazioni sulla musica, anche e soprattutto quando si tratta di popular music, possono arrecare benefici alla salute psico-fisica individuale e collettiva. La musica “dice” molto, e riflettere sulla musica può svelare aspetti inaspettati. Questa è la convinzione che anima l’attività dell’Osservatorio Musicale.
In questo spazio virtuale non si troveranno info su concerti e uscite di là da venire, ché di questo non si sente certo il bisogno. Quello che si troverà sono periodici aggiornamenti critici sulla realtà musicale locale e su come il locale si interfaccia con la realtà musicale del resto del mondo. A questi si aggiungeranno interviste, approfondimenti e discussioni.
Un Filo-Blues, collegato a un genere assurto a simbolo dell’ultimo secolo e riferimento ad avvenimenti socio-locali. Un filo-Blues, allaccio fra musiche d’oltre puglia e fruizione locale. Un Filo-blues, dalle sonorità salentine al mondo esterno.
Gianpaolo Chiriacò