lunedì 28 maggio 2012

STORMY MONDAY #10


C’è chi viaggia e chi sta fermo

Per i musicisti è sempre difficile arrivare a destinazione, e c’è chi, come Count Basie, può non arrivare affatto: la sua orchestra rimane bloccata, per ore, nel bus. Noi, per una volta, facciamo un’eccezione alla regola: niente posti a sedere, sul Filo-Blues di questa settimana.
Con noi uno dei cuori pulsanti della Notte della Taranta, Claudio Prima e la sua Bandadriatica. “Arriva la banda”, il loro nuovo disco, invade pacificamente le Officine Ergot venerdì 25 maggio. Risuonano nelle orecchie i Farmers Market, quell’unico sound (im)possibile – che unisce composizioni scritte e inedite e funge da filtro per tutte le contaminazioni – catturato nelle undici tracce del disco. Registrazione all’International Sound di Conversano, missaggio al Chora di Monteroni di Lecce: in totale sei mesi di gestazione. In attesa del nuovo maestro concertatore, Goran Bregovic, in arrivo sulla stessa direttrice di “ponte sull’Adriatico”.

Ma Lecce aveva in serbo anche altre cartucce, per questo fine settimana: un Lecce Jazz Festival - Spring Edition 2012, organizzato dalla neo-nata associazione Jazzisti Associati Salentini. Una tre giorni di musica nel teatro naturale della capitale del Barocco, con i jazzisti salentini coinvolti e affiancati da grandi musicisti (Alberto Parmegiani, Max Ionata, Greg Burk, Marco Tamburini). Questa prima edizione, che si è tenuta il 26/27 e continua il 28 maggio, con il patrocinio del Comune di Lecce, vede la collaborazione del Conservatorio musicale “Tito Schipa”, di pub e club della città (Coffee and Cigarettes, Off-Side, Black Betty, Corte dei Pandolfi, Le Volte, Life Café, Corto Maltese, Tennent’s Grill). Numerosi gli artisti sul palco: Carolina Bubbico con il batterista Dario Congedo; Gianluca Milanese in duo con Mirko Signorile; il trio della cantante Dionisia Cassiano; il pianista americano Greg Burk; la cantante Serena Spedicato e il pianista Piero Vincenti in un raffinato duo; le chitarre dello special project Del Vitto-Parmegiani-Di Lecce; clarinetto e sax alto di Francesco Coppola con la fisarmonica di Rocco Nigro; il trio di Veronica Moscara (ospite il sax di Raffaele Vaccaro). Il Teatro Paisiello ha ospitato il festival domenica, alle 21. Sul palco il trio del pianista Stefano Pellegrino insieme a Valeria Noceto e Kinga Peterfy, a seguire il quartetto del sassofonista Emanuele Coluccia, e infine il trio del pianista Mauro Tre, con i trombettisti Marco Tamburini e Andrea Sabatino. Si replica il 28, stessa ora, con l’esibizione del quartetto del sassofonista Roberto Gagliardi, e del trio del chitarrista Andrea Favatano, che ospiterà uno tra i più acclamati sassofonisti italiani, Max Ionata. A chiudere questo importante momento di festa, la performance della Jazzisti Associati Orchestra che, arricchita dalla sezione d’archi del Conservatorio, porterà sul palco l’energia di ventisette musicisti per l’omaggio al grande compositore statunitense Sun Ra.

Tappa a Cannole, dove il 28 maggio esce “Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari” a cura di Luigi Chiriatti, per Kurumuny edizioni, realizzato con il sostegno di Puglia Sounds Recording. Esiste un altro Salento, diverso da quello da cartolina. È il Salento più autentico e vero, quello della quotidianità, fatto di storie, di gente, di paesi arsi dal sole, che vivono all’ombra delle chiese e delle masserie in pietra leccese. Dopo aver apprezzato la forma, la curiosità richiede, necessita che venga svelata anche la sostanza, l’anima: il cuore di questa terra.

Non solo musica con Pentagrappoli, in occasione di Cantine Aperte, a Scorrano. Il 27 maggio il vignaiolo salentino Giovanni Guarini, dell’Azienda Agraria Duca Carlo Guarini di Scorrano, e il polistrumentista di fama internazionale Luca Chiaraluce hanno pensato di tradurre il vino in musica, ed è nato il progetto “Pentagrappoli”. Cinque vini hanno ispirato cinque composizioni originali (per pianoforte, contrabbasso, batteria e tromba) create ad hoc, suonate con strumenti artigianali costruiti dallo stesso Chiaraluce – come la batteria e il contrabbasso – e registrate nel suo studio di Trevignano Romano. Il primitivo Boemondo, il negroamaro Pìutri e Natìvo, la malvasia nera Malìa e il passito Ambra da sauvignon blanc, sono i protagonisti di Pentagrappoli. Risultato: un cd originale, distribuito per l’occasione.

Un “Vento Meticcio” ci porta in Sicilia: il 29 maggio 2012 esce il nuovo album dei Qbeta. Dopo il lancio diTrasparente Nudità”, featuring Roy Paci, e il singolo “Etnia”, che ha avuto ottimi riscontri di critica e radio, questo disco è la consacrazione di un gruppo che negli ultimi quindici anni ha rappresentato il meglio della scena indipendente italiana. “Vento Meticcio” porta con sé l’anima colorata dei Qbeta: l’aria di mediterraneo, con sonorità ricche, ritmi gioiosi e collaborazioni d’eccezione (Roy Paci, Mario Venuti, Paolo Belli, Jaka, Max Busa, Mario Incudine, Lello Analfino). «Il vento, quando passa» spiega Peppe Cubeta «porta il colore delle nostre emozioni: è questa la frase che racchiude il senso del nuovo lavoro. Un Vento Meticcio impregnato di contrasti. Rotonde e spigolose armonie che abbracciano parole cantate e pensieri rubati. Allegrie vissute da un vento frenetico, a volte pacato. La gioia di andare per poi ritornare». Il risultato è uno stile etnico d’autore, che raccoglie le atmosfere e le diversità culturali dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Un percorso che si materializza in uno stile caldo e passionale, nutrito di jazz, funk, rock, patchanka, reggae e sfumature latino-americane.

Come diceva Count Basie: «Le due ore passate sul palco ve le regaliamo, ma per le diciotto ore sull’autobus vorremmo essere pagati».
Lucia Morini

venerdì 25 maggio 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES

Intervista a Naif Hérin

Sfaccettata e musicalmente indefinibile, sale sul Filo-Blues Naif Hérin, la polistrumentista e cantautrice che ha stregato Lauryn Hill e gli storici componenti della New Power Generation di Prince. Valdostana d’origine ma figlia del mondo, ha ereditato dalla Dora Baltea la sua carica travolgente. Una creatività imprevedibile, recentemente culminata nell’omaggio al grande cantautorato italiano di “Annarosa”, terzo singolo estratto dal suo nuovo album, “Le civette sul comò”.

1) Qual è il peccato peggiore per un musicista?
Aver smesso di credere nella forza della musica.

2) Che cosa ti fa ridere?
Il mondo nei suoi tratti surreali.

3) Associa tre brani a tre stati d’animo.
“La donna cannone” quando la speranza ritorna nel nostro cuore ma sembra più cosciente e più forte di prima. “La cura” quando l’amore ti rende saggio. “Ma il cielo è sempre più blu” quando te ne freghi di tutto e canti.

4) In che cosa credi?
Credo nella bellezza, intesa come espressione di stupore per qualcosa e qualcuno, si manifesta in forma di pensiero, è un’illuminazione. Tutto dopo sembra meraviglioso, è una cosa di cui non puoi più farne a meno, ti fa sperare di averne ancora e ti fa sospirare se non ne hai più.

5) Chi è il musicista più significativo di sempre?
Colui che “significa” in tutto ciò che fa... non lo conosco.

6) Che cosa ti fa più paura?
Il mondo nei suoi tratti reali.

7) La musica svolge un ruolo sociale?
Dovrebbe.

8) Qual è il tuo ricordo musicale più vecchio?
Quattro anni, credo, sulla terrazza di casa, le mie prime canzoni con la chitarra giocattolo a tre corde. Era rossa e le corde erano di plastica trasparente.

9) Qual è il rumore che ti disturba di più?
Quando i pensieri si accavallano fra loro e non trovano destinazione.

10) Cosa non vorresti mai sentire alla radio o vedere in televisione?
Le previsioni meteo, limitano la fantasia.
Ugo Stomeo

mercoledì 23 maggio 2012

STORMY MONDAY #9

I tre pilastri

"I need to hear music every day to keep going"
“Lu sule” salentino è stato coperto da nubi di tristezza, dopo quello che è accaduto a Brindisi la mattina di sabato. Quando mi sono svegliata, i social network erano pieni di persone che denunciavano l’attacco che alle 7:45 del mattino ha preso la vita di Melissa Bassi, 16 anni, e altri feriti. Sono una ragazza spagnola, a Lecce per un Erasmus, e non ero mai stata così vicino a un evento tale. Quando si legge la notizia si sente paura. Paura. Paura dell’ignoto, ma soprattutto dell’irrazionale, del completo disprezzo per la vita degli altri che l’uomo può avere. Ma si sente anche rabbia, impotenza, e il desiderio di combattere e denunciare questo tipo di comportamento sociale. Indipendentemente dalla paternità di questo attacco brutale, dovrebbero condannare questo tipo di azione. I vagoni del filo-blues sono vestiti a lutto, oggi, in onore delle vittime di Brindisi.
La settimana musicale salentina è iniziata con la seconda presentazione (in meno di venti giorni) di “Storia del Jazz”, libro a cura di Stefano Zenni, presentato da Marco Leopizzi nella Libreria Ergot. Stefano Zenni ha raccontato la storia del jazz, partendo dalle prime migrazioni del genere umano fino a oggi, supportato musicalmente da quella che dovrebbe essere «la colonna sonora del libro». Marco Leopizzi ha sottolineato l’importanza del metodo utilizzato da Zenni per l’analisi storica del jazz: non una narrazione lineare, che potrebbe essere interpretata come una successione di lavori, ma uno studio verticale degli eventi.
“Lu mare” di idee è arrivato martedì alle Officine Cantelmo, con “La musica della mente”, un convegno che ha studiato il rapporto tra musica e neuroscienze, organizzato dagli studenti di psicologia dell’Università del Salento. Riuniti nel convegno non solo medici, ma anche musicologi, come lo stesso Stefano Zenni, che ha parlato di improvvisazione jazz, e di come si mettono in pratica le regole armoniche conosciute in un modo estemporaneo, e che ci sono necessari fattori come la competenza sintattica, il feedback con altri musicisti o il relax come strumento di controllo per poter effettuare un’improvvisazione jazz. Robert Zatorre, uno scienziato che lavora presso il Montreal Neurological Institute, nell’Università di McGill, ha fatto una presentazione del lavoro del suo gruppo di ricerca dove ha spiegato come il cervello produce musica, che ci sono zone del cervello specializzate in questo lavoro, perché la musica crea emozioni, e in funzione dei diversi tipi di musica e dei differenti gusti individuali queste zone vengono stimolate con maggiore o minore intensità. La professoressa Virginia Penhune ha dedicato la sua relazione alle differenze neurologiche nel processo di apprendimento, che si verificano nei singoli individui a seconda dell’età in cui iniziano l’apprendistato e l’educazione musicale. Le differenze sono influenzate anche da altri fattori quali l’ambiente o la genetica. Al convegno, organizzato dalla professoressa Sara Invitto, hanno partecipato anche il professor Gianfranco Salvatore, il professor Giuseppe Nicolardi, la docente Daniela de Leo, il professor Alfredo Brancucci e il professor Antonio Montinaro.

“Lu ientu” l’ha portato “Silence”, l’ottava edizione del festival di musica acusmatica, diretto da Franco Degrassi, che ha avuto luogo venerdì e sabato presso il Conservatorio di Musica Tito Schipa (Lecce), grazie alla Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Lecce. Buio, silenzio e altoparlanti posizionati sul palco come se fossero una rock band. Melodie prodotte utilizzando suoni registrati e mixati in digitale: una goccia d’acqua, il suono di un colore fluorescente attraverso una vasta gamma di corpi sonori registrati, e che si sentono ogni giorno.

La scena fusion l’abbiamo visto rappresentata giovedì al Black Betty con la Mescla e la sua musica del Mediterraneo, e al Donde Beber, venerdì, con Almoraima Flamenco Fusion, progetto che fonde musica araba con il flamenco spagnolo. Basso, violino, chitarra e percussioni sono accoppiati a una voce profonda, per rendere al massimo dal vivo, accompagnati anche da una danzatrice del ventre.

È tornato il Canzoniere Grecanico, che ha iniziato la presentazione del suo nuovo album, “Pizzica indiavolata”, Venerdì a San Vito dei Normanni. Il giovedì, il Jack’n Jill Music di Cutrofiano si è riempito di British rock con la band leccese Camden, mentre al Corto Maltese suonava il Massaro & Nigro Duo. Sabato, il tour “è tutto bene” di Antonio Maggio è arrivato a Squinzano.

Rilasciato in modalità radiofonica “Ancora”, nuovo singolo di Mama Marjas e Miss Mykela, dall’album “We ladies”, che uscirà il 4 giugno.

Questo è successo in una strana settimana ne “lu Salentu”.
Lara Álvarez Carrasco

giovedì 17 maggio 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES


Andrea Mangia (Populous)

Andrea Mangia, in arte Populous, è tra i nomi più noti (e apprezzati) dell’elettronica pugliese. Vanta un’intensa attività di djing su tutto il territorio nazionale, mentre per le sue produzioni è stato accolto nella corte della tedeschissima Morr Music. Ecco la sua interpretazione delle dieci fermate di Filo-Blues…

1) Qual è il peccato peggiore per un musicista?
L’ignoranza.

2) Che cosa ti fa ridere?
Will & Grace.

3) Associa tre brani a tre stati d’animo.
Erik, Satie “Trois gymnopédies”: stasi. Broadcast, “Echo’s Answer”: solitudine; Radiohead, “Pyramid Song”: morte.

4) In che cosa credi?
Non credo più a niente e a nessuno se non in me stesso. E forse, nemmeno poi tanto...

5) Chi è il musicista più significativo di sempre?
Raymond Scott.

6) Che cosa ti fa più paura?
Le scolopendre.

7) La musica svolge un ruolo sociale?
Certamente svolge un ruolo sociale, ma è nei casi di antisocialità che vengono fuori le cose migliori!

8) Qual è il tuo ricordo musicale più vecchio?
Il tema di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

9) Qual è il rumore che ti disturba di più?
La radio italiana, a esclusione di un paio di programmi.

10) Cosa non vorresti mai sentire alla radio o vedere in televisione?
Basta fare zapping per capirlo!

Roberto Rizzo

martedì 15 maggio 2012

STORMY MONDAY #8


Un Filo-Blues a cuor contento

Lecce ha un cielo bellissimo. Nelle giornate di maggio, tra nuvole sparse e rade, quando circondato da riflessi dorati della pietre leccese lo spazio intorno sembra coerente e armonico, regala quel senso aereo e così caldo di libertà, quell’indescrivibile profumo di casa. Un cielo che continua a esser bello anche quando a intrecciarsi, in alto, non son più le scie degli aerei, ma fitti lacci di rame ed elettricità, come improbabili intricate ragnatele tessute da chi probabilmente il cielo non lo guarda poi così spesso. E per quanti, in questa settimana appena trascorsa, han preferito (a ragione) tener fede ai loro impegni civici nelle urne del capoluogo, col capo chino sulle schede elettorali, così come per quanti si son lucidamente sfidati all’ultimo consenso, il cielo è restato comunque bellissimo, pur nella sua solitudine, lontano dagli sguardi. Piazze piene e urne vuote, dicevano gli Offlaga Disco Pax, e lunghissime filovie di domande e nodi irrisolti.
I soli intrecci che a bordo del Filo-Blues amiamo intendere, confondendo i confini per rendere più nitide le differenze, son quelli dei pensieri e dei gesti osservati, quelli che di virtù fan bellezza senza oscurare il cielo. Lo stesso cielo che, un anno fa come ora, era gonfio di dolci attese per quella chiacchieratissima belle époque salentina che la fondazione Arezzo Wave Italia stava per consacrare, spostando casa e bottega del suo festival proprio qui, a Lecce. Passata quasi sotto silenzio, nella conferenza stampa romana di giovedì 10 maggio, l'accoglienza salentina tanto celebrata mesi fa: il festival cambia location, e ritorna fieramente aretino. Una fuga, come a voler dimenticare presto un brutto sogno. E senza nemmeno il bacio della buonanotte.
Qui, intanto, la vita musicale continua, senza alcuna sindrome d’abbandono, verrebbe da dire. Piuttosto con un mood rilassato, placido, quasi terapeutico. Esattamente come Giovanni Lindo Ferretti, protagonista di quest’ultima settimana di appuntamenti. Il cantautore tosco-emiliano descrive in un’intervista in rete l’esperienza di questo suo ultimo tour, “A cuor contento”, che domenica 13 ha fatto tappa alle Officine Cantelmo. Una seduta psicanalitica in cui il sessantenne ex-punk filosovietico, dopo le ultime discusse conversioni ratzingeriane e dopo che persino la penombra minacciosa del Carroccio ha fatto tremare le sue giovanili fedeltà alla linea, rimette sul piatto trent’anni di canzoni, rileggendole, riguardandole, tirando le somme di una coerenza che per lui sembra non esser mai stata in pericolo. Si presenta in trio, accompagnato da due ex Ustmamò, Ezio Bonicelli e Luca Rossi, ed effettivamente – ad ascoltare brani storici di CCCP, CSI e PGR nella consueta, intensa salmodia di Ferretti – par davvero di riportare il tutto a un senso mai logorato o tradito, impregnato dell'onestà intellettuale di chi negli anni si è mostrato devoto solo al senso della ricerca («non fare di me un idolo, mi brucerò»). A guardarla sotto l’aspetto prettamente musicale ed esecutivo, non nascondiamo invece una velata delusione per una rilettura spesso frettolosa, quasi al limite della trasfigurazione di certi pezzi storici. Il demerito va soprattutto ad arrangiamenti che accolgono un’elettronica riduttiva, a basi in alcuni momenti francamente imbarazzanti e a un'interpretazione complessiva, vocale e strumentale, che raramente convince fino in fondo. Migrazioni di pensiero a parte, ciò che abbiamo rivisto con affetto sul palco delle Cantelmo è un pezzo importante di storia della musica italiana, ma che – se non altro per certi aspetti musicali – avremmo preferito ricordare in abiti più consoni.
Trasmigrazioni e passaggi anche per la salentina Ninfa Giannuzzi, che da decennale interprete e visitatrice delle stanze più cosmopolite della world music nostrana, approda al cantautorato rock col suo secondo lavoro, “Funzione preparatrice di un regno”, pubblicato dall'associazione culturale Amo Per Amo e distribuito da Anima Mundi. Una collezione raffinata di nervi scoperti e dimore intime, presentata dal vivo martedì 8 al Cinema Elio, nella sua Calimera, fra versi taglienti e ostiche (ma mai troppo intricate) intelaiature rock d’autore. Un altro fiore raro, germogliato da quella scuola romana dei Fabi e dei Gazzè, lo abbiamo visto giovedì in una serata in riva al mare, al Bar Zoki di Torre San Gennaro (BR), nelle suggestioni del suo “Solo Live Tour”. Parliamo di Roberto Angelini e della sua performance audiovisiva tutta improntata a loop e campionamenti, e a una rinnovata vocazione cantautorale, come a scongiurare definitivamente i vecchi fantasmi evocati da chi ama associarlo ancora a certi fortunati tormentoni estivi. Sempre giovedì, ospiti del Black Betty di Lecce son stati i romagnoli Shelly Johnson Broke My Heart, combo shoegaze affogato di feedback e riverberi, mentre al Corto Maltese hanno occupato la scena le Iotatola, un duo pop palermitano al femminile degno di nota, assai obliquo nelle melodie come nei testi. Protagonista di un minitour salentino, fagotto e chitarra in spalla, abbiamo avuto il piacere di conoscere l’inglese Rowan Coupland, giovanissimo menestrello folk, le cui tenui sinfonie da cameretta ci han ricordato molto certe partiture di ispirazione drakeiana.
Weekend ricchissimo di appuntamenti, partendo dall’indie rock melodico dei salentini My Secret Windows, in scena venerdì 11 al Velvet Cafè di Grottaglie, il cui disco d’esordio “Law/Cut” è stato prodotto da LaRivolta Records. Nella stessa serata si tinge di atmosfere electro e trip-hop la saletta del Corto Maltese, per accogliere un duo d’eccezione, i 2 Pigeons dalla Lombardia. Sfumature rosa alle Officine Ergot di Lecce, con la rock band emiliana delle Roipnol Witch, precedute dalla presentazione di un libro dal titolo “Le ragazze del Rock. 40 anni di rock femminile italiano”, alla presenza dell'autrice Jessica Dainese.
Giunto alla sua terza edizione, ritorna anche l’Undersound Festival presso i Sotterranei di Copertino, rassegna dal sapore tutto indie folk, in compagnia del cantautore americano Larry Yes, dell’emiliano Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn) e delle venature balkan jazz degli Squarcicatrici, con la complicità di Scott “Pinkmountain” Rosenberg. Attesa anche per il salento dei sound system: serata d’eccezione – sabato 12, al Sonik Club di Calimera – con il giamaicano Bounty Killer, gigante della dancehall reggae.
Anche sul versante jazz questa settimana ha saputo regalare grandi sorprese, a partire da un orgoglio tutto leccese: Francesco Negro, in scena col suo trio al PerBacco Jazz Club di Taranto. Il pianista portava in scena la sua seconda fatica, “Silentium”, riflessione sull'essenza del suono dal punto di vista proprio del silenzio. Mentre nello spazio della nuova galleria d'arte E-lite Gallery di Lecce, riflettori puntati su “Art e Bit”, progetto della pianista e compositrice Irene Scardia (in compagnia di Luca Alemanno). Il tutto in una settimana che ha ospitato lustri nomi del jazz anche fuori dalle mura salentine, con il concerto a Foggia del chitarrista argentino Dominic Miller e, a Gioia Del Colle, dei M.A.T., un trio che  sta raccogliendo consensi in tutta Italia. Ospite d'eccezione, il trombettista Fabrizio Bosso.

Gianpaolo D'Errico

lunedì 7 maggio 2012

STORMY MONDAY #7

Il potere, l'insulto e il silenzio delle parole. Dal primo maggio al Maggio salentino.

La parola è maschera e specchio, scudo e spada, sogno e realtà, libertà e prigione, vita e morte, tutto e il contrario di tutto, nonché il file rouge di questo nuovo maggio e del suo stato di calma apparente.
«Perché Michelangelo scrisse anche sonetti straordinari? E perché Leonardo scriveva fiabe? Perché, più del marmo, per scolpire una società servono le parole. Scolpirla non nel senso di rappresentarla, quanto, piuttosto, di cementarla e plasmarla, perché la parola è il perno intorno al quale la nostra civiltà ruota. La democrazia si espande con la pace e con le parole e non, come sta accadendo, con la guerra e l’omertà. La vera ragione della civiltà è la parola». Questa la riflessione di Lucio Dalla nella prima edizione di Babel, il Festival della parola della Valle D’Aosta, di cui volle essere il primo testimone assieme al compagno Marco Alemanno. Il Festival giunge quest’anno alla terza edizione, e non è un caso se l’attore salentino ha scelto per il suo ritorno artistico proprio quel palcoscenico e proprio “Solo”, quel reading così suggestivo e visionario sul tema della solitudine che ora, senza l’accompagnamento di Dalla, ha un suono diverso: il silenzio del dolore rotto dal riappropriarsi delle parole.
«Laddove finiscono le parole, incominciano le spade» è la frase, presa in prestito da Nietzsche, che Lucio Dalla dedicò alla nascita del nuovo evento culturale per sottolineare quanto la democrazia di una società poggi sulla parola, e quindi sul dialogo, sul confronto, sulla libertà di pensiero. Il veicolo più efficace e immediato della comunicazione è l’arte, e l’intreccio musica-politica è un fenomeno che affonda le proprie radici nella storia. Basti pensare all’influsso di Giuseppe Verdi durante il Risorgimento Italiano, alla musica nera come strumento di emancipazione e di identità, o al rock impegnato come strumento di protesta. La forza d’urto nel veicolare valori e messaggi attraverso la musica è tale che il potere rivoluzionario di cantanti e cantautori è da sempre il più temuto nei Paesi dove la democrazia è ancora un sogno. Un esempio per tutti il caso del giovane cantautore iraniano Arya Aramnejad, appena condannato a un anno di prigione per aver pubblicato su internet le sue canzoni anti-regime. A essere incriminato è il suo canto di protesta contro le ingiustizie della sua terra, un canto carico di rabbia e speranza: «Il silenzio delle mie labbra che trattiene l'esplosione della mia gola. Nessuno sa quello che ho nel cuore in questi giorni, sotto la censura in questa città che ti toglie il fiato. Credo ancora che la primavera verrà. Il giorno senza il carcere per noi. Che non sia la pistola, la risposta ad una domanda semplice. Che nessuno venga ucciso per quello che pensa. Che nessuna testa venga lasciata alla corda!». Per Arya si tratta di un ritorno in carcere: da ormai due anni è perseguitato con la stessa accusa, oltre a essere stato sottoposto a maltrattamenti e torture, e perfino umiliazioni sessuali.
Influssi dittatoriali anche nell’Italia degli ultimi anni, con una censura che ha riguardato essenzialmente l’ambito televisivo. Se il controllo partitico sugli organi di stampa e sulla tivù di Stato è un nodo ancora da sciogliere, va comunque messa in luce la forza dei nostri cantautori, che non hanno mai avuto bisogno di mezzi radiotelevisivi per far arrivare i loro messaggi sociali a un pubblico vasto. L’unico evento musicale televisivo a carattere politico che esiste e resiste, nonostante i continui tentativi di affondarlo, è il concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma. Quest’anno la parola “festa” associata ai lavoratori è stata alquanto contraddittoria e beffarda visto l’oltre 30% di disoccupazione giovanile, le morti bianche, i suicidi, gli esodati, l’inflazione, il caro benzina e una pioggia di tasse sulle fasce più deboli della società. A introdurci nella Woodstock di Cgil, Cisl e Uil le parole del ministro Fornero: «Non è un bel primo maggio». Di tutt’altra materia invece le parole usate per scandire le nove ore di musica non-stop davanti a oltre 700mila ragazzi: speranza, passione, futuro.
Particolarmente nutrita la scena musicale pugliese: da Taranto Mama Marjas, cantante reggae dalla voce scura, da Bari i Fabryka, gruppo dal sound internazionale, e Caparezza, grande mattatore della serata, da Lecce i Sud Sound System, che hanno rispolverato il cosmopolitismo illuminista («Simu salentini de lu munnu cittadini»). Tra i colpi di teatro di uno spettacolare Lorenzo Kruger, leader dei Nobraino, che si tuffa nel pubblico e si rade i capelli in diretta, le note svociate e stonate di Noemi e di una Nina Zilli prontamente bollata come “sopravvalutata” da Syria su Twitter.
Non sono mancati: appelli contro la violenza sulle donne; cover dei grandi classici del rock, non del tutto riuscite nonostante un maestro come Mauro Pagani nel triplice ruolo di arrangiatore, musicista e direttore d’orchestra; frasi di importanti artisti, da Woody Allen al sempre presente Lucio Dalla. Anche graditi ritorni: è il caso di Marina Rei, che riappare e dà voce ai drammi umani presentando in anteprima “Qui e dentro”, nuovo brano di denuncia e testimonianza sul sovraffollamento, i maltrattamenti e i suicidi nei penitenziari italiani.
Che per fini sociali e politici la parola degli artisti possa essere non solo cantata ma anche parlata, e (oggi come non mai) scritta, ce lo ricorda – in questo maggio di elezioni comunali – anche Mietta, tornata nella sua città con una missione quasi impossibile: salvarla. Protagonista della canzone italiana, nonché attrice e scrittrice, sfrutta la sua popolarità per sostenere Angelo Bonelli, il leader dei Verdi candidato sindaco a Taranto, e tuona: “Io voglio portare qui mio figlio perché è una città bellissima. Dobbiamo dire a gran voce basta alle emissioni di sostanze inquinanti. Taranto può avere un futuro diverso”. Assolutamente da guardare il docu-film d’assalto del suo amico Giovanni Cirfiera, cantautore e attore leccese, appena caricato su YouTube: “I nostri mostri – Viaggio nel Salento”. Un viaggio on the road lungo il paradiso della morte, che lascia senza parole.
Sul piano prettamente musicale l’agenda salentina degli eventi live della prima settimana di maggio si apre nelle campagne di Martano, nel cuore della Grecìa, con il “Primo maggio a Kurumuny”: una festa che miscela natura, gioco, gastronomia, poesia, danza, teatro e numerosi momenti musicali, dal rock dei Muffx al reggae di Papa Ricky, passando per l’etnomusica dei Kamafei, protagonisti anche sul palco del Jack’n Jill di Cutrofiano, dove giovedì 3 hanno presentato in anteprima i brani del loro quarto album, “Rispetto”. Interessanti le riletture in chiave sinfonica del repertorio di Freddie Mercury nello spettacolo “Symphonic Queen”, con Michelangelo Carbonara, il coro Lirico di Puglia e Basilicata e l’Orchestra ICO della Magna Grecia, in scena mercoledì 2 al al Teatro Politeama di Lecce. Stesso restyling per alcune tra le più belle canzoni di Ron, che si è esibito in concerto (venerdì 4 a Galatone) con l’Orchestra Terra D’Otranto, diretta dal maestro Antonio Palazzo, e l’ammaliante voce soul-jazz di Piera Pizzi. Sabato 5 è stata la notte della Rivolta, la giovane etichetta salentina che ha passato in rassegna sul palco delle Officine Cantelmo di Lecce tutte le sue band: Playontape, My Secret Windows, Le Carte e The Metropolitans. Domenica 6 i leccesi si sono divisi tra i Cantieri Teatrali Koreja, che hanno ospitato Anna Cinzia Villani, una delle voci più rappresentative della musica popolare salentina, per l’anteprima del suo secondo album “Fimmana, mare e focu!”, e il Teatro Paisiello, dove è invece andata in scena la data zero del “Va tutto bene tour” di Antonio Maggio (ex Aram Quartet). Tra gli ospiti del Maggio salentino, con cui si chiude una settimana assai intensa, Davide Mogavero e le band emergenti Toromeccanica e Jack in the head, con Simone Perrone alla voce.
Ugo Stomeo

venerdì 4 maggio 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES


Intervista a Marco Ancona (Fonokit)

In questa Puglia di fermenti musicali, tra i nomi più noti della scena underground spicca quello del cantante-chitarrista leccese Marco Ancona. Dopo aver contribuito al progetto “Il paese è reale” di Manuel Agnelli, ha trasformato i precedenti Bludinvidia in Fonokit. La nuova band – insieme a lui, Paolo Provenzano e Ruggero Gallo – si conferma tra le punte di diamante nella scena salentina della musica indie-rock.

1) Qual è il peccato peggiore per un musicista?
Non avvertire la necessità di avere un proprio linguaggio.

2) Che cosa ti fa ridere?
Mi fanno ridere diverse tipologie di cose... per mantenermi sul leggero ti direi l’umorismo da commedia italiana di buon livello.

3) Associa tre brani a tre stati d’animo.
Mi risulta difficile rispondere a questa domanda, semplicemente perché le canzoni che di solito preferisco sono quelle che riescono a comunicarmi qualcosa dando vita a scenari interiori un po’ più complessi piuttosto che a stati d’animo più decisi e univoci.

4) In che cosa credi?
Nella comprensione tra le persone.

5) Chi è il musicista più significativo di sempre?
Per me John Lennon, ma ovviamente non ce n’è uno solo in senso universale.

6) Che cosa ti fa più paura?
Il cervello umano nella sua più sinistra imprevedibilità, probabilmente.

7) La musica svolge un ruolo sociale?
Secondo me in un certo senso sempre, anche quando non sembra. Sia in senso positivo che in senso negativo.

8) Qual è il tuo ricordo musicale più vecchio?
L’ascolto attento dei primi vinili quando avevo quattro o cinque anni ed ero rapito da suoni specifici.

9) Qual è il rumore che ti disturba di più?
Non lo dico.

10) Cosa non vorresti mai sentire alla radio o vedere in televisione?
Non mi viene in mente niente, visto che non ascolto la radio e guardo la tivù meno che raramente.

Nadia Vecchio