Intervista a: Uro
Reduci
dall’esperienza di Arezzo
Wave Love Festival, i talentuosi Uro (Jory Stifani, chitarra; Pierluigi Sabato,
basso; Alberto Scarpello, batteria), in attesa di portare in giro per
live il loro post-rock
strumentale, salgono senza biglietto su una corsa notturna del Filo-blues.
Almeno i controllori non fanno paura quanto alcune conduttrici Mediaset...
1) Qual è
il peccato peggiore per un musicista?
Jory: Senza dubbio il virtuosismo. È
inaccettabile in una band.
Alberto: Per me il prendersi troppo sul
serio, anzi il prendersi sul serio e basta.
Pierluigi: Fare le cover.
J: Se le metti tutte e tre insieme, le
risposte, esce fuori una cosa bruttissima che fanno quasi tutti!
2) Cosa vi
fa ridere?
P: A me fa ridere l’alcol. In senso
fisico: quando bevo rido un sacco.
J: Boh, è difficile, non saprei...
A: Io lo so, a me fanno ridere le
scoregge!
J: Ecco, io mi metto a ridere quando
qualcuno parla di scoregge.
3)
Associate tre canzoni a tre stati d’animo.
A: ...e ma poi nove canzoni sono tante.
Una
ciascuno.
J: Sono cresciuto ascoltando i Marlene
Kuntz. E anche se non è uno stato d’animo assocerei “Nuotando nell’aria” alla
crescita, alla mia adolescenza.
P: Io “Vortex Surfer” dei Motorpsycho,
che parte tranquilla e poi esplode nel finale, la associo alla rabbia, alla
spinta che porta a reagire.
A: C’è una canzone che ho ascoltato
recentemente, “Nemici” di Egle Sommacal, e mi trasmette una sensazione di
relax, di tranquillità.
4) In che
cosa credete?
P: Io credo in quello che facciamo
adesso, con gli Uro.
J: Io non lo so, io non voglio credere
in niente. Siccome sono molto pessimista non mi aspetto niente da nessuno, così
non rimango deluso. Poi se qualcosa arriva, tanto meglio.
A: Io credo in me stesso.
J: Grandissimo, grandissimo... e fai
bene!
5) Chi è
il musicista più significativo di sempre?
J: David Pajo, il chitarrista degli
Slint.
A: John Bonham.
P: Justin Chancellor, il bassista dei
Tool.
6) Cosa vi
fa paura?
A: Sarà banale, ma per me la morte.
Quella degli altri, in particolare.
P: A me fa paura la solitudine.
A: La canzone della Pausini?
J: Io non ho paura, ho proprio il
terrore dei gechi. E di Barbara D’Urso. Se per sbaglio la tivù resta accesa su
Canale 5 e c’è lei ho il timore di avvicinarmi per spegnere.
7) La
musica svolge un ruolo sociale?
J: Io penso che chi fa musica non
dovrebbe dare messaggi né politici né sociali, la musica dovrebbe semplicemente
essere considerata come una forma di espressione, di comunicazione. La mia
intenzione in quanto musicista è quella di esprimermi, la musica è espressione
e dovrebbe restare tale. Non è il caso di utilizzare la musica, o qualsiasi
altro strumento per fare propaganda.
P: Anche perché noi poi siamo di parte,
non avendo i testi.
J: Infatti quello che vogliamo dire lo
diciamo solo con gli strumenti, senza parole. Altrimenti scriveremmo una
storia.
8) Qual è
il vostro primo ricordo musicale?
A: Il mio primo ricordo è la musica
anni Sessanta che passavano su Radio Cuore, alla mattina, prima di andare a scuola,
alle elementari.
J: Io mi ricordo di quando i miei
genitori regalarono a mio fratello una chitarra classica per il compleanno dei
diciotto anni. Poi gliel’ho rubata io!
P: Per me il cantautorato italiano in
generale. De Gregori, Venditti, direi “Alta Marea”.
8) Qual è
il rumore che vi dà più fastidio?
J: I batteristi che vanno sempre e solo
in 4/4.
A: No, lo stavo dicendo io! Allora
ripiego sul suono che fanno i carciofi quando vengono puliti.
P: A me dà fastidio il rumore del
tergicristallo sul parabrezza quando sta pulito.
10) Cosa
non vorreste mai sentire in radio o vedere in televisione?
P: La radio la ascolto poco. La
televisione, oltre ai canali commerciali, anche i canali che si professano come
alternativi in realtà mandano sempre le stesse cose. Non sono poi così
alternativi come credono. Posso dirti che mi dà fastidio tanto Maria de Filippi
quanto Massimo Coppola.
J: Partendo dal presupposto che la
musica italiana tradizionale non ci ha ispirato, è in realtà un bene che in
radio e in televisione passi solo un certo tipo di musica, altrimenti noi non
avremmo nessuna motivazione per giustificare il nostro odio.
A: Io una cosa che, potendo, abolirei
domani è “DoReCiakGulp” su Rai Uno. Non mi piacciono nemmeno i grandi vecchi
della musica italiana che ritornano puntualmente con un nuovo disco ogni
Natale. Ma in fondo è il loro modo di prendere la tredicesima.
J: Anche a me ha un po’ stancato tutto
quel filone di rock anni Sessanta e Settanta. Mi sarebbe piaciuto avere
vent’anni nel ‘68,
ma purtroppo è andata diversamente. Ma è ancora peggio la gente che ascolta la
musica di quel periodo convinta che attualmente non ci sia qualcosa di valido,
perché non è così.
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