martedì 15 maggio 2012

STORMY MONDAY #8


Un Filo-Blues a cuor contento

Lecce ha un cielo bellissimo. Nelle giornate di maggio, tra nuvole sparse e rade, quando circondato da riflessi dorati della pietre leccese lo spazio intorno sembra coerente e armonico, regala quel senso aereo e così caldo di libertà, quell’indescrivibile profumo di casa. Un cielo che continua a esser bello anche quando a intrecciarsi, in alto, non son più le scie degli aerei, ma fitti lacci di rame ed elettricità, come improbabili intricate ragnatele tessute da chi probabilmente il cielo non lo guarda poi così spesso. E per quanti, in questa settimana appena trascorsa, han preferito (a ragione) tener fede ai loro impegni civici nelle urne del capoluogo, col capo chino sulle schede elettorali, così come per quanti si son lucidamente sfidati all’ultimo consenso, il cielo è restato comunque bellissimo, pur nella sua solitudine, lontano dagli sguardi. Piazze piene e urne vuote, dicevano gli Offlaga Disco Pax, e lunghissime filovie di domande e nodi irrisolti.
I soli intrecci che a bordo del Filo-Blues amiamo intendere, confondendo i confini per rendere più nitide le differenze, son quelli dei pensieri e dei gesti osservati, quelli che di virtù fan bellezza senza oscurare il cielo. Lo stesso cielo che, un anno fa come ora, era gonfio di dolci attese per quella chiacchieratissima belle époque salentina che la fondazione Arezzo Wave Italia stava per consacrare, spostando casa e bottega del suo festival proprio qui, a Lecce. Passata quasi sotto silenzio, nella conferenza stampa romana di giovedì 10 maggio, l'accoglienza salentina tanto celebrata mesi fa: il festival cambia location, e ritorna fieramente aretino. Una fuga, come a voler dimenticare presto un brutto sogno. E senza nemmeno il bacio della buonanotte.
Qui, intanto, la vita musicale continua, senza alcuna sindrome d’abbandono, verrebbe da dire. Piuttosto con un mood rilassato, placido, quasi terapeutico. Esattamente come Giovanni Lindo Ferretti, protagonista di quest’ultima settimana di appuntamenti. Il cantautore tosco-emiliano descrive in un’intervista in rete l’esperienza di questo suo ultimo tour, “A cuor contento”, che domenica 13 ha fatto tappa alle Officine Cantelmo. Una seduta psicanalitica in cui il sessantenne ex-punk filosovietico, dopo le ultime discusse conversioni ratzingeriane e dopo che persino la penombra minacciosa del Carroccio ha fatto tremare le sue giovanili fedeltà alla linea, rimette sul piatto trent’anni di canzoni, rileggendole, riguardandole, tirando le somme di una coerenza che per lui sembra non esser mai stata in pericolo. Si presenta in trio, accompagnato da due ex Ustmamò, Ezio Bonicelli e Luca Rossi, ed effettivamente – ad ascoltare brani storici di CCCP, CSI e PGR nella consueta, intensa salmodia di Ferretti – par davvero di riportare il tutto a un senso mai logorato o tradito, impregnato dell'onestà intellettuale di chi negli anni si è mostrato devoto solo al senso della ricerca («non fare di me un idolo, mi brucerò»). A guardarla sotto l’aspetto prettamente musicale ed esecutivo, non nascondiamo invece una velata delusione per una rilettura spesso frettolosa, quasi al limite della trasfigurazione di certi pezzi storici. Il demerito va soprattutto ad arrangiamenti che accolgono un’elettronica riduttiva, a basi in alcuni momenti francamente imbarazzanti e a un'interpretazione complessiva, vocale e strumentale, che raramente convince fino in fondo. Migrazioni di pensiero a parte, ciò che abbiamo rivisto con affetto sul palco delle Cantelmo è un pezzo importante di storia della musica italiana, ma che – se non altro per certi aspetti musicali – avremmo preferito ricordare in abiti più consoni.
Trasmigrazioni e passaggi anche per la salentina Ninfa Giannuzzi, che da decennale interprete e visitatrice delle stanze più cosmopolite della world music nostrana, approda al cantautorato rock col suo secondo lavoro, “Funzione preparatrice di un regno”, pubblicato dall'associazione culturale Amo Per Amo e distribuito da Anima Mundi. Una collezione raffinata di nervi scoperti e dimore intime, presentata dal vivo martedì 8 al Cinema Elio, nella sua Calimera, fra versi taglienti e ostiche (ma mai troppo intricate) intelaiature rock d’autore. Un altro fiore raro, germogliato da quella scuola romana dei Fabi e dei Gazzè, lo abbiamo visto giovedì in una serata in riva al mare, al Bar Zoki di Torre San Gennaro (BR), nelle suggestioni del suo “Solo Live Tour”. Parliamo di Roberto Angelini e della sua performance audiovisiva tutta improntata a loop e campionamenti, e a una rinnovata vocazione cantautorale, come a scongiurare definitivamente i vecchi fantasmi evocati da chi ama associarlo ancora a certi fortunati tormentoni estivi. Sempre giovedì, ospiti del Black Betty di Lecce son stati i romagnoli Shelly Johnson Broke My Heart, combo shoegaze affogato di feedback e riverberi, mentre al Corto Maltese hanno occupato la scena le Iotatola, un duo pop palermitano al femminile degno di nota, assai obliquo nelle melodie come nei testi. Protagonista di un minitour salentino, fagotto e chitarra in spalla, abbiamo avuto il piacere di conoscere l’inglese Rowan Coupland, giovanissimo menestrello folk, le cui tenui sinfonie da cameretta ci han ricordato molto certe partiture di ispirazione drakeiana.
Weekend ricchissimo di appuntamenti, partendo dall’indie rock melodico dei salentini My Secret Windows, in scena venerdì 11 al Velvet Cafè di Grottaglie, il cui disco d’esordio “Law/Cut” è stato prodotto da LaRivolta Records. Nella stessa serata si tinge di atmosfere electro e trip-hop la saletta del Corto Maltese, per accogliere un duo d’eccezione, i 2 Pigeons dalla Lombardia. Sfumature rosa alle Officine Ergot di Lecce, con la rock band emiliana delle Roipnol Witch, precedute dalla presentazione di un libro dal titolo “Le ragazze del Rock. 40 anni di rock femminile italiano”, alla presenza dell'autrice Jessica Dainese.
Giunto alla sua terza edizione, ritorna anche l’Undersound Festival presso i Sotterranei di Copertino, rassegna dal sapore tutto indie folk, in compagnia del cantautore americano Larry Yes, dell’emiliano Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn) e delle venature balkan jazz degli Squarcicatrici, con la complicità di Scott “Pinkmountain” Rosenberg. Attesa anche per il salento dei sound system: serata d’eccezione – sabato 12, al Sonik Club di Calimera – con il giamaicano Bounty Killer, gigante della dancehall reggae.
Anche sul versante jazz questa settimana ha saputo regalare grandi sorprese, a partire da un orgoglio tutto leccese: Francesco Negro, in scena col suo trio al PerBacco Jazz Club di Taranto. Il pianista portava in scena la sua seconda fatica, “Silentium”, riflessione sull'essenza del suono dal punto di vista proprio del silenzio. Mentre nello spazio della nuova galleria d'arte E-lite Gallery di Lecce, riflettori puntati su “Art e Bit”, progetto della pianista e compositrice Irene Scardia (in compagnia di Luca Alemanno). Il tutto in una settimana che ha ospitato lustri nomi del jazz anche fuori dalle mura salentine, con il concerto a Foggia del chitarrista argentino Dominic Miller e, a Gioia Del Colle, dei M.A.T., un trio che  sta raccogliendo consensi in tutta Italia. Ospite d'eccezione, il trombettista Fabrizio Bosso.

Gianpaolo D'Errico

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