Un Filo-Blues a cuor contento
Lecce ha un
cielo bellissimo. Nelle giornate di maggio, tra nuvole sparse e rade, quando
circondato da riflessi dorati della pietre leccese lo spazio intorno sembra
coerente e armonico, regala quel senso aereo e così caldo di libertà,
quell’indescrivibile profumo di casa. Un cielo che continua a esser bello anche
quando a intrecciarsi, in alto, non son più le scie degli aerei, ma fitti lacci
di rame ed elettricità, come improbabili intricate ragnatele tessute da chi
probabilmente il cielo non lo guarda poi così spesso. E per quanti, in questa
settimana appena trascorsa, han preferito (a ragione) tener fede ai loro
impegni civici nelle urne del capoluogo, col capo chino sulle schede
elettorali, così come per quanti si son lucidamente sfidati all’ultimo
consenso, il cielo è restato comunque bellissimo, pur nella sua solitudine,
lontano dagli sguardi. Piazze piene e urne vuote, dicevano gli Offlaga Disco
Pax, e lunghissime filovie di domande e nodi irrisolti.
I soli
intrecci che a bordo del Filo-Blues amiamo intendere, confondendo i confini per
rendere più nitide le differenze, son quelli dei pensieri e dei gesti
osservati, quelli che di virtù fan bellezza senza oscurare il cielo. Lo stesso
cielo che, un anno fa come ora, era gonfio di dolci attese per quella
chiacchieratissima belle époque salentina che la fondazione Arezzo Wave
Italia stava per consacrare, spostando casa e bottega del suo festival proprio
qui, a Lecce. Passata quasi sotto silenzio, nella conferenza stampa romana di
giovedì 10 maggio, l'accoglienza salentina tanto celebrata mesi fa: il festival
cambia location, e ritorna fieramente aretino. Una fuga, come a voler
dimenticare presto un brutto sogno. E senza nemmeno il bacio della buonanotte.
Qui, intanto,
la vita musicale continua, senza alcuna sindrome d’abbandono, verrebbe da dire.
Piuttosto con un mood rilassato, placido, quasi terapeutico. Esattamente come Giovanni Lindo Ferretti, protagonista
di quest’ultima settimana di appuntamenti. Il cantautore tosco-emiliano
descrive in un’intervista in rete l’esperienza di questo suo ultimo tour, “A
cuor contento”, che domenica 13 ha fatto tappa alle Officine Cantelmo. Una
seduta psicanalitica in cui il sessantenne ex-punk filosovietico, dopo le
ultime discusse conversioni ratzingeriane
e dopo che persino la penombra minacciosa del Carroccio ha fatto tremare le sue
giovanili fedeltà alla linea, rimette sul piatto trent’anni di canzoni,
rileggendole, riguardandole, tirando le somme di una coerenza che per lui
sembra non esser mai stata in pericolo. Si presenta in trio, accompagnato da
due ex Ustmamò, Ezio Bonicelli e Luca Rossi, ed effettivamente – ad
ascoltare brani storici di CCCP, CSI e PGR nella consueta, intensa salmodia di
Ferretti – par davvero di riportare il tutto a un senso mai logorato o tradito,
impregnato dell'onestà intellettuale di chi negli anni si è mostrato devoto
solo al senso della ricerca («non fare di me un idolo, mi brucerò»). A
guardarla sotto l’aspetto prettamente musicale ed esecutivo, non nascondiamo
invece una velata delusione per una rilettura spesso frettolosa, quasi al
limite della trasfigurazione di certi pezzi storici. Il demerito va soprattutto
ad arrangiamenti che accolgono un’elettronica riduttiva, a basi in alcuni
momenti francamente imbarazzanti e a un'interpretazione complessiva, vocale e
strumentale, che raramente convince fino in fondo. Migrazioni di pensiero a
parte, ciò che abbiamo rivisto con affetto sul palco delle Cantelmo è un pezzo
importante di storia della musica italiana, ma che – se non altro per certi
aspetti musicali – avremmo preferito ricordare in abiti più consoni.
Trasmigrazioni
e passaggi anche per la salentina Ninfa
Giannuzzi, che da decennale interprete e visitatrice delle stanze più
cosmopolite della world music nostrana, approda al cantautorato rock col suo
secondo lavoro, “Funzione preparatrice di un regno”, pubblicato
dall'associazione culturale Amo Per Amo e distribuito da Anima Mundi. Una
collezione raffinata di nervi scoperti e dimore intime, presentata dal vivo
martedì 8 al Cinema Elio, nella sua Calimera, fra versi taglienti e ostiche (ma
mai troppo intricate) intelaiature rock d’autore. Un altro fiore raro,
germogliato da quella scuola romana dei Fabi e dei Gazzè, lo abbiamo visto
giovedì in una serata in riva al mare, al Bar Zoki di Torre San Gennaro (BR),
nelle suggestioni del suo “Solo Live Tour”. Parliamo di Roberto Angelini e della sua performance audiovisiva tutta
improntata a loop e campionamenti, e a una rinnovata vocazione cantautorale, come
a scongiurare definitivamente i vecchi fantasmi evocati da chi ama associarlo
ancora a certi fortunati tormentoni estivi. Sempre giovedì, ospiti del Black
Betty di Lecce son stati i romagnoli Shelly
Johnson Broke My Heart, combo shoegaze affogato di feedback e riverberi,
mentre al Corto Maltese hanno occupato la scena le Iotatola, un duo pop palermitano al femminile degno di nota, assai
obliquo nelle melodie come nei testi. Protagonista di un minitour salentino,
fagotto e chitarra in spalla, abbiamo avuto il piacere di conoscere l’inglese Rowan Coupland, giovanissimo
menestrello folk, le cui tenui sinfonie da cameretta ci han ricordato molto
certe partiture di ispirazione drakeiana.
Weekend
ricchissimo di appuntamenti, partendo dall’indie rock melodico dei salentini My Secret Windows, in scena venerdì 11 al Velvet Cafè di Grottaglie, il cui disco
d’esordio “Law/Cut” è stato prodotto da LaRivolta Records. Nella stessa serata
si tinge di atmosfere electro e trip-hop la saletta del Corto Maltese, per
accogliere un duo d’eccezione, i 2
Pigeons dalla Lombardia. Sfumature rosa alle Officine Ergot di Lecce, con
la rock band emiliana delle Roipnol
Witch, precedute dalla presentazione di un libro dal titolo “Le ragazze del
Rock. 40 anni di rock femminile italiano”, alla presenza dell'autrice Jessica Dainese.
Giunto alla
sua terza edizione, ritorna anche l’Undersound Festival presso i Sotterranei di
Copertino, rassegna dal sapore tutto indie folk, in compagnia del cantautore
americano Larry Yes, dell’emiliano Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn)
e delle venature balkan jazz degli Squarcicatrici, con la complicità di Scott
“Pinkmountain” Rosenberg. Attesa anche per il salento dei sound system:
serata d’eccezione – sabato 12, al Sonik Club di Calimera – con il giamaicano Bounty Killer, gigante della dancehall
reggae.
Anche sul
versante jazz questa settimana ha saputo regalare grandi sorprese, a partire da
un orgoglio tutto leccese: Francesco
Negro, in scena col suo trio al PerBacco Jazz Club di Taranto. Il pianista
portava in scena la sua seconda fatica, “Silentium”, riflessione sull'essenza
del suono dal punto di vista proprio del silenzio. Mentre nello spazio della
nuova galleria d'arte E-lite Gallery di Lecce, riflettori puntati su “Art e
Bit”, progetto della pianista e compositrice Irene Scardia (in compagnia
di Luca Alemanno). Il tutto in una settimana che ha ospitato lustri nomi
del jazz anche fuori dalle mura salentine, con il concerto a Foggia del
chitarrista argentino Dominic Miller e, a Gioia Del Colle, dei M.A.T.,
un trio che sta raccogliendo consensi in
tutta Italia. Ospite d'eccezione, il trombettista Fabrizio Bosso.
Gianpaolo D'Errico
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