venerdì 20 aprile 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES


Intervista agli Zen Circus

Le dieci fermate di filo-blues, nelle teste di Appino (chitarra e voce) e Ufo (basso) dei nazional-popolari Zen Circus, si sono trasformate in un dialogo surreale fra gli Zen e il loro doppio.

1) Qual è il peggior peccato per un musicista?
Ufo: Che domanda ganza...
Appino: La supponenza.
U: Però quello è talmente diffuso che potrebbe esser considerato veniale. Il peggior peccato per me è il non concedersi, uno che si rifiuta di esibirsi.
A: La tua amica Mina.
U: Io Mina la odio, per esempio!
A: E allora il nostro carissimo amico Nick Drake?
U: Ma che c’entra? Lui stava male proprio. No, il non concedersi senza dubbio.
A: Secondo me anche il timore reverenziale nei confronti di un artista.
2) Che cosa vi fa ridere?
U: A me fa ridere Appino.
A: A me fa ridere più o meno tutto, mi fa ridere anche l’essere umano. Mi fanno ridere anche le tragedie.
Ufo: Siamo delle gran brutte persone che si mettono a ridere anche della disgrazie altrui. Non c’è una cosa in particolare che ci fa ridere.
3) Associate tre brani a tre stati d’animo.
A: Felicità: “Ragoo” dei Kings of Leon; catastrofe o comunque disagio: Lhasa de Sela “Con toda palabra”; viaggio: Paolo Conte “Gelato al limon”.
U: Se sono sul gradino fuori di casa, guardando il tramonto potrei ascoltare “Come on in My Kitchen” di Robert Johnson; preso bene, un 45giri a scelta tra il ’65 e il ’67; e il terzo, quando ti viene voglia di essere arrogante, immancabilmente i Sex Pistols: trent’anni dopo quel disco fa ancora venir voglia alla gente di spaccar tutto, deve esserci qualcosa nelle frequenze.
4) In che cosa credete?
A: Crediamo nelle persone, quando suoniamo ai concerti ci commuoviamo seriamente.
U: Nelle persone e nella natura. Lo diceva già Lucrezio «de rerum natura, nutrimentum spiritus». In Dio no, non si può e non ci si deve credere.
A: Il bello di Dio è che è una cosa problematica, è la risposta a tutta una serie di domande che mi faccio anch’io, che ci facciamo tutti. Così come mi dicono che io non posso liquidare la questione religiosa con un semplice «Dio non esiste», non puoi nemmeno rispondere a tutte le domande sull’esistenza con il fatto che ci sia Dio. Io non faccio finta di aver capito tutto, e me le faccio ugualmente queste domande. Semplicemente, non voglio credere alle favole.
5) Qual è il musicista più significativo di sempre?
A: Questa è dura. Per me, Black Francis dei Pixies, per il mio mondo, però non è certo l’uomo più importante della storia della musica.
U: Lo spartiacque della musica moderna è nel ’36 con Robert Johnson, perché ha anche influenzato tanti musicisti, tanti chitarristi.
A: Comunque questa è cattiva.
6) Che cosa vi fa paura?
A: A me fa paura la morte. Non essendo religioso, mi scazza sapere che un giorno finiremo. Va beh, avevo paura anche del dentista, poi quando vai sotto e togli il dente passa la paura, sarà la stessa cosa?
U: A me fa paura la gente che è nazista ed è convinta proprio.
A: Ecco, a me fa ridere invece.
U: Mi fa paura pensare come si possa arrivare a essere così cattivi, l’aberrazione del pensiero. Avvengono queste cose che non sono in sintonia con i tempi. O forse lo sono, il che mi fa ancora più paura. Ecco, ho paura del futuro, non della mia morte.
7) La musica svolge un ruolo sociale?
A: E porca puttana!
U: La musica è espressione sociale. Non è che svolge un ruolo sociale, è un attore sociale.
A: La musica crea un immaginario che influenza le persone, ed è per questo che la devi condividere.
U: Ed è per questo che le esibizioni non le puoi centellinare, vai contro te stesso.
A: O contro lo spirito della musica.
8) Qual è il vostro ricordo musicale più vecchio?
A: A me vien da piangere se ripenso al primo disco di Lucio Dalla. Ma pare che il primo ricordo musicale sia un concerto dei Rolling Stones nell’82. Avevo tre anni quindi non mi ricordo bene, però devo essermi divertito.
U: No, che eri conscio.
A: Che ero conscio... quando misi su Lucio Dalla, e “L’ape Maia”. Prima Lucio Dalla e poi “L’ape Maia”. Su vinile, mi ricordo ancora, dissi: «che figata!».
U: Io invece mi ricordo che ero molto quieto e stavo ore ad ascoltare un disco di Natalino Otto. I miei nonni erano proprio contenti di questo bimbo qui: lo lasciavi al giradischi e ci stava lì tutto il giorno.
9) Qual è il rumore che vi dà più fastidio?
U: Io che sono un noto filantropo sono indeciso fra i bambini e le porte che sbattono.
A: Io penso che nella vita si cambi talmente tanto che i gabbiani diventano il tuo rumore preferito quando arrivi in una città di mare, e dopo due anni speri che scoppino tutti.
U: Ma non possono competere con gli strilli dei bambini, perché gli strilli dei bambini sono molto più acuti!
A: Anche quello delle fabbriche però, da dentro. Avendoci lavorato, è un rumore veramente infernale.
U: Ora che mi ci fai pensare, ho anche lavorato due mesi in una segheria, che in effetti...
A: E racconta anche di quando hai lavorato in quell’altro posto dove ti passavano RDS obbligatoria.
U: Terribili quelle situazioni in cui non puoi scegliere cosa ascoltare.
10) Cosa non vorreste mai sentire in radio o vedere in televisione?
All’unisono: No, la televisione non si pone il problema, non la guardiamo.
A: Io odio le radio commerciali italiane, quelle veramente bieche, quella finta simpatia. Piuttosto starei tutto il giorno a sentire i gabbiani. Le migliori radio sono le radio universitarie, le persone che fanno cultura in Italia sono le associazioni. Sui mezzi di informazione sono quasi sovietico: non devono essere commerciali. Piuttosto un gruppo deve stare sul mercato, ma i mezzi di informazione no.
U: Le grandi radio sono terrificanti, servono giusto per stare in sottofondo al supermercato o al distributore di benzina.
Gianmarco Bellavista
Elisa Giacovelli

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