venerdì 8 giugno 2012

LE DIECI FERMATE DI FILO-BLUES

Intervista a Tobia Lamare

Questa settimana il filoblues si è fermato al bar Paisiello per incontrare, in occasione dell’uscita del nuovo disco “Are You Ready for the Freaks?”, Tobia Lamare, leader della band Tobia Lamare & the Sellers, il quale a sua volta ha incontrato tutte (ma proprio tutte) le persone che si sono trovate a passare da quelle parti al momento dell’intervista. Una rockstar? No, semplicemente un tipo che si fa voler bene.

1) Qual è il peccato peggiore per un musicista? La superbia. Ma poiché definire superbo un musicista può sembrare troppo poco rock’n’roll, in termini maccheronici direi la sboronaggine.
2) Che cosa ti fa ridere? Peter Sellers, ovviamente!
3) Associa tre brani a tre stati d’animo. C’è stato un brano che mi ha accompagnato spesso negli ultimi anni, durante la nascita di mia figlia, è una canzone dei Magnetic Fields “The Book of Love”, ne ha fatto anche una cover Peter Gabriel, la assocerei alla gioia, o all’amore. Ho capito che cos’è l’amore solo quando sono diventato padre. Per la libertà e la conquista dell’indipendenza, “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan, che mi ha anche accompagnato nell’adolescenza. “Freak Scene” dei Dinosaur Jr invece mi dà un senso di liberazione.
4) In che cosa credi? Non sono cattolico. Credo che comunque ci sia un dio, qualcosa a livello alto, spirituale; sono un po’ hippie quindi credo molto nell’amore. Il mondo ha bisogno dell’amore, purtroppo: le guerre, i genocidi, le tragedie.
5) Qual è il musicista più significativo di sempre? Nella storia, forse Bach, che può essere considerato l’inventore del pop. Nella mia storia personale il musicista più importante è stato un metallaro che incontrai un giorno, per caso. C’era stato sciopero a scuola, e stavo andando verso un negozio di chitarre; lo ascoltai fare delle cose incredibili, quando l’ho visto suonare ho deciso di suonare la chitarra.
6) Cosa ti fa paura? Ho sempre avuto paure diverse in periodi diversi. Il futuro non mi fa paura, mi suscita più che altro curiosità; l’uomo però mi fa molta paura: l’ambizione, l’avidità, il non fermarsi davanti a niente, il volere sempre di più. Sulla costa adriatica sono state costruite delle case praticamente sul mare, e prima o poi il mare se le riprenderà, perché si riprende tutto. Dovremmo avere una visione della vita più vicina al bisogno che alla soddisfazione.
7) La musica svolge un ruolo sociale? Penso che dagli anni Cinquanta in poi la musica abbia avuto un ruolo sociale molto importante, più di quanto non si pensi. I cambiamenti culturali musicali maggiori degli ultimi cinquant’anni hanno coinvolto la musica, pur partendo da concetti diversi: il punk ad esempio è stata una rivoluzione culturale, non sono state solo le canzoni, c’erano dei concetti, delle menti dietro, che mettevano in musica tutto quello che succedeva a Londra in quel periodo. Lo stesso vale per i Beatles.
8) Qual è il tuo ricordo musicale più vecchio? A casa mia c’è sempre stato un pianoforte, lo suonavo fin da quando ero piccolo, è stato il primo strumento che ho visto nella mia vita. Come dischi, il primo è stato quello che a cinque anni mi regalò una mia cugina più grande, "Rockmantico" di Alberto Camerini.
9) Qual è il rumore che ti dà più fastidio? Io non odio il rumore in generale, anzi mi piace tantissimo. Odio alcune melodie, mi spiace dirlo, non vorrei sembrare anticonformista a tutti i costi, però non sopporto le voci femminili della pizzica. E non sopporto nemmeno alcune cose del pop italiano, quel mascherarsi dietro l’etichetta dell’indie finto alternativo.
10) Cosa non vorresti mai sentire in radio o vedere in televisione? Non essendoci più una televisione musicale, non saprei davvero cosa rispondere. Musica in televisione non ce n’è e non guardo la televisione generalista; la radio invece la ascolto molto di più, mi piace Radio Popolare, Radio Capital, qualche programma delle nostre radio locali, o delle web-radio. Anche sulle radio però ci sarebbe tanto da dire, perché non ne trovo nessuna che abbia il coraggio di spingere o quantomeno di proporre delle nuove realtà musicali.


IL DISCO
TOBIA LAMARE & THE SELLERS
Are You Ready for the Freaks?

In attesa della dolce estate salentina, tante cose succedono.
Succede che è giugno e il mare comincia a mormorare sulle spiagge in attesa dei turisti. Succede che il sole e il vento e il mare del Salento non sono solo un’immagine, e soprattutto non ci sono solo per tre mesi: ci sono tutto l’anno, ma il mare d’inverno è qualcosa che nessuno mai desidera.
Succede che qualcuno che parla di questa trinità salentina senza cadere nella retorica degli ultimi anni, ma anzi raccontando la propria terra (e le proprie storie) in modo trasversale c’è, e per fortuna.
Succede che, dopo l’esordio di “The Party”, ritornano Tobia Lamare & The Sellers con il nuovo lavoro “Are You Ready for the Freaks?”, in cui il vento e il sole e il mare ci sono, ma filtrati e rielaborati, non semplicemente sbattuti su magliette e cappellini. Succede che ci sono i riverberi, l’armonica e le collaborazioni (Marco Ancona, Martin Hagfors, Pete Ross, Gianluca de Rubertis), ci sono le dediche agli amici, il blues (She’s Alright), i Beatles (Lisa), il pop elettronico (Stepbeat), il pop acustico (Drive Me Back), il gospel sghembo e delirante (Are You Ready for the Freaks?), l’acid folk (Yellow).
Succede che Tobia Lamare è un freak non nell’accezione sixties del termine, ma in quella originale: non è né deforme né un fenomeno da baraccone (intendiamoci), ma come i fragili “Freaks” del film di Tod Browning del 1932, è sperduto in un mondo che gli appartiene ma in cui fa fatica a vivere. Allora cerca quel tocco di internazionalità tanto nelle parole quanto nei riferimenti musicali. Se il Salento (te lu sule lu mare e lu jentu) è pronto per i freaks, questo è tutto da vedere.
Gianmarco Bellavista

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