La
musica e gli incontri di culture
Uno dei “ritornelli” che si sente più di frequente
è che la musica sia universale, sia cioè un linguaggio comune a prescindere
dalla cultura, e sia soprattutto espressione e veicolo delle emozioni di ogni
abitante del pianeta.
Quanto c’è di vero in tutto ciò? Il buon
vecchio Pirandello diceva: «Il guaio è
che voi, caro, non saprete mai, né io vi potrò mai comunicare come si traduca
in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e
voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le
parole, per se, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso
vostro, nel dirmele; e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del
senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto».
Il discorso per la musica è pressappoco lo
stesso.
Già ammettere che la musica sia un
linguaggio, utilizzabile in situazioni comunicative e capace di veicolare un
qualche messaggio – sia pure a livello emozionale o psicologico – o indurre
l’ascoltatore a precise reazioni, è rischioso. Figurarsi crederlo linguaggio
universale. Esistono infatti talmente tanti ceppi linguistici e relative
lingue, anche più di una per Paese, senza considerare i dialetti, che viene
naturale pensare che anche il linguaggio musicale sia per forza di cose
differente a seconda della cultura di ogni popolo.
Ma non tutti la pensano così. Questo
argomento infatti, è spesso al centro dell’attenzione quando si parla di
musica, e numerosi studi scientifici hanno provato a dimostrare tesi differenti
da questa. Data per certa l’esistenza di linguaggi musicali diversi per
cultura, stile di vita e mezzi a disposizione, si ritiene infatti esista
comunque in profondità una sensibilità comune a determinati stimoli. Le
attenzioni si sono concentrate sulle emozioni che l’idioma musicale suscita.
Proprio tali emozioni sono considerate universali, al punto che la musica viene
ritenuta come il mezzo più efficace per favorire la comunicazione fra i popoli,
proprio perché si fonderebbe su basi comuni a tutti gli esseri umani.
D’altro canto, però, ogni cultura possiede un
linguaggio musicale proprio e specifico – fatto di organizzazione di suoni,
ritmi, armonie, sonorità, strumenti e forme – che a loro volta riflettono modi
di pensiero, ideologie, credenze, usanze e caratteristiche ambientali peculiari
di ogni popolo. Il concetto di musica come linguaggio universale, partendo da
questi presupposti, va da sé, vacilla un po’.
Inoltre, che la musica sia un linguaggio
universale è una convinzione tutta eurocentrica, retaggio di secoli di pensiero
occidentale dominante. «La sicurezza che abbiamo nel pensare che una sinfonia
di Mozart possa commuovere un indigeno dell’Amazzonia, poggia sulla sola vana
nostra certezza di possedere la verità del suono e del verbo» analizza CesarePicco,
compositore e pianista italiano «la musica, o meglio le musiche del mondo, sono
come le lingue. Ogni lingua ha la sua grammatica, le sue regole, e così è per
la musica».
Partendo da queste ultime considerazioni, è
significativa e bene augurante la crescita di eventi interculturali registrata,
nel Salento e in Puglia – zona da sempre crocevia di popoli e culture – all’alba
di una nuova estate, periodo per eccellenza dedicato a spostamenti e a voglia
di conoscenza attraverso viaggi (ideali e non).
A proposito di culture mescolate infatti,
nella settimana appena trascorsa, il Salento ha accolto una grande
manifestazione dedicata al Tango, patrimonio immateriale dell’umanità per
volere dell’Unesco. Organizzata dall’Associazione Blutango, l’evento Salento in Tango è stato un connubio di
danza, cultura e musica che ha unito l’anima argentina a quella del Salento: lezioni
di tango affiancate a quelle di pizzica, prodotti enogastronomici della terra
salentina accanto a stand argentini delle più importanti aziende di
abbigliamento dedicato al tango. Due culture, insomma, rivelatesi più vicine di
quanto non si pensasse.
Di incroci di culture e generi si parla anche
a Bari. Dal 23 giugno al 5 agosto infatti si svolge il Summer Music Village: un grande “contenitore culturale” che apre la
città a musica, festival, film e stand, per provare a valorizzare il lungomare
Imperatore Augusto qualificandolo come luogo di socialità e di incontro. «Cuore
pulsante del Summer Music Village è un grande palco allestito nel piazzale
Cristoforo Colombo, nei pressi dell’ingresso principale del Porto di Bari. Uno
spazio che rappresenta il trait d’union
ideale fra i crocieristi di passaggio e la magia del centro storico, così come
fra la movida barese e la suggestione del lungomare». Fra le varie attività,
spazio a: una delle Lezioni di Rock (25 giugno) di Ernesto Assante e Gino
Castaldo, dedicata a Bob Marley,
intitolata “Vita e miracoli del profeta del reggae”; un’esibizione degli Afterhours (26 giugno); uno spettacolo
di Ambrogio Sparagna con la
partecipazione di Francesco De Gregori
(“Vola Vola Vola”, il 29 giugno). Il tutto nel programma della rassegna
musicale “Di Voce in Voce”, che nell’edizione di quest’anno ha avuto come centro
d’interesse «lo sguardo d’autore attraverso la musica di tradizione, le voci e
i canti di terra e di mare». Tre concerti al giorno che hanno offerto un’utile
panoramica sulle musiche di confine e sulla visione d’autore della world music mediterranea.
Una musica fatta di contatti, alla ricerca delle radici dell’uomo, nell’idea
che la lettura del “sentimento del mondo” ci possa aiutare a capire il nostro
tempo e sappia suggerirci un possibile viatico. A concludere la settimana il
concerto dell’Orchestra La Notte della
Taranta, diretta dal maestro concertatore Ludovico Einaudi, che ha
presentato brani classici della musica popolare salentina «miscelando
tradizione e modernità e spaziando da sonorità elettroniche a melodie tipiche».
Da segnalare poi, non un incontro di culture,
ma un interessante incontro di esperti del settore della produzione musicale.
Si è svolto in un’antica masseria di Manduria (Ta) dal 26 al 28 giugno, il Quite, please! Summer Camp, un workshop
musicale che ha permesso a studenti e appassionati di musica di entrare in
contatto diretto con diversi protagonisti della scena musicale italiana e
internazionale (produttori, arrangiatori, discografici, musicisti). Tra gli
interventi, ottima riuscita ha avuto quello del produttore discografico
britannico Trevor Horn, che ha
raccontato dei suoi primi passi nel mondo della musica, e quello di Antonio Princigalli, direttore di Pugliasounds,
che ha parlato invece della musica come veicolo per la crescita culturale del
territorio.
Nel frattempo, la
produzione salentina non si è bloccata nemmeno con l’arrivo dell’anticiclone
africano Caronte e il suo caldo asfissiante. I Toromeccanica hanno presentato a Gallipoli il videoclip di “Sospiri”, il loro nuovo singolo tratto da
“Star System - Repack”.«Un video in cui» raccontano i ragazzi «si cerca di
mettere a nudo la società contemporanea evidenziandone i cambiamenti e la
caduta di alcuni valori come quello della famiglia e il matrimonio»; Raffaele Vasquez allo Youm ha
annunciato al pubblico di Lecce il suo nuovo album “Senza bastoni tra le ali”.
«Questo album» spiega l’autore «nasce dall’esigenza di raccontare stati
d’animo, situazioni e sensazioni del momento e di scriverli su carta per poi
renderli in forma canzone. I testi raccontano la vita in modo elegante e allo
stesso tempo ironico e pregno di nonsense, affidandosi a una scrittura leggera
e surreale al contempo. Le sonorità si muovono in modo eclettico lungo linee
musicali e acustiche differenti, alternando gli stilemi della canzone d’autore,
tappeti acustici pop e ritmiche da bossanova». Anche Combass (Valerio Bruno), bassista degli Aprés la Classe, ha portato
l’attenzione verso il suo nuovo singolo dal titolo “Balla la tribù”, candidato
a essere uno dei tormentoni dell’estate 2012.
Così come non si bloccano i concerti, tra i
quali segnaliamo U’Papun (già
protagonisti in Ateneo, a Lecce, poche sere prima) al Villanova di Pulsano (Ta)
il 30 giugno scorso: uno spettacolo di musica e teatro dal sound rock che
spazia dal cantautorato alla musica etnica, dal folk al funk, dal jazz alla
tradizione popolare. La Swing Big Band diretta da Luigi Bubbico è stata in scena al Teatro Romano il 29 giugno
scorso, per festeggiare la nuova sede FAI al piano terra del Monastero di Santa
Chiara nei locali concessi dal comune di Lecce. Da ricordare anche il quarto
appuntamento della Stagione Sinfonica d’Estate dell’Orchestra Tito Schipa dedicata
a “Concerti, serenate, opera”, spettacolo tenutosi lo scorso 29 giugno nel
Cortile dei Celestini a Lecce, che ha visto come direttore ospite e sassofono
solista il maestro Federico Mondelci,
da oltre trent’anni uno dei più apprezzati interpreti della scena musicale
internazionale.
Ricca la programmazione, irrefrenabile la
produzione, attento alle novità il pubblico. Vale la pena forse pensare che la
musica (anche qui nel sud-est) forse non sarà un linguaggio universale, ma di
certo è un universo di linguaggi.
Silvia Resta
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